Unificare – Perché

Diversi anni or sono io ed altri responsabili di Ordini Martinisti, ci siamo riuniti a Padova per cercare di realizzare quello che allora io consideravo un primo passo verso la unificazione dei vari Ordini Martinisti. Si parlava infatti, in quell’occasione, di federazione e non di unione. Il progetto fallì. Non credo opportuno cercare le colpe o le responsabilità di quel fallimento, non sarei obiettivo e quindi preferisco astenermi e assumermi anch’io la mia parte di responsabilità di quel fallimento. Quelle giornate, le giornate del convegno, sono state peró molto preziose per me. Allora, in linea con quanto auspicato nel mio intervento, che desidero riportare, ho rinforzato in me la convinzione dell’inutilità di qualsiasi federazione fra i diversi gruppi dello stesso Ordine Esoterico. Solo una unione può eliminare gli inconvenienti di una frammentazione. Da allora ho lavorato per ottenere questa unione. So che incontrerò mille difficoltà ma ho potuto constatare che non è impossibile basta cominciare e credo di essere sulla buona strada.

So che il mio intervento di allora è stato riportato in altre riviste ma mi fa piacere ripeterlo in questo mio blog e riportarlo nei vari gruppi esoterici, anche non Martinisti, a cui mi onoro di appartenere, dato che ciò che io ho detto in quel convegno di Martinisti avrei potuto dirlo in un altro convegno organizzato da un qualsiasi altro Ordine Esoterico.

Ecco il mio intervento di allora.

Mie care Sorelle e miei cari Fratelli, consentitemi intanto di esprimere la mia gioia per essere quì, in mezzo a quelle Sorelle ed a quei Fratelli Martinisti, che intendono valorizzare del Martinismo, ciò che unisce. Andiamo a noi. Nel 1946, in un suo libretto, il Martinismo e la sua essenza, Gorel Porciatti riportava il pensiero del Sovrano Generale dell’Ordine Martinista di quel tempo, tendente al raggiungimento di una federazione di tutti i Riti, nessuno escluso, che, sempre secondo il Sovrano Generale, “realizzerebbe in un tripudio di cuori un sogno cui sino ad oggi si sono opposti quei residui metallici che purtroppo furono deposti solo apparentemente ma che in effetti permangono”.

Altro, molto autorevole invito ad un riavvicinamento sostanziale, pur riferentesi ad un Ordine Esoterico particolare che è la Chiesa Cattolica, ci viene dal suo massimo esponente, dall’attuale Papa Francesco, il quale in una udienza generale di qualche tempo fà ebbe a dire che: “la divisione fra i cristiani è uno dei peccati più gravi, perchè è opera del diavolo”. Dando il giusto significato esoterico alle due forti enunciazioni possiamo ben dire che ciò che è in alto unisce mentre ciò che è in basso, spesso divide.

Il “diavolo” del Papa sono i “residui metallici” richiamati dal Sovrano Generale dell’Ordine Martinista del 1946. Sono solo quelli che provocano le nostre tante divisioni.

Esaminiamo attentamente il problema. Non vi è dubbio che tutti gli Ordini Esoterici, fra i quali le varie religioni rivelate, compresa quella cattolica, tendano ad un unico fine: la conoscenza delle norme assolute; la conoscenza dell’ordine universale; la vera penetrazione dell’essenza di ciò che costituisce la parte immortale di noi tutti uomini. Sappiamo però che ogni Ordine Esoterico si serve di strumenti particolari per raggiungere lo scopo che ho enunciato. Pertanto dato per scontato lo stesso fine, non vi è dubbio che gli strumenti operativi dei quali si serve ciascun Ordine Esoterico, siano diversi. E non sono diversi solo rispetto al tempo ed al luogo nei quali si adoperano ma sono diversi anche in rapporto allo stesso tempo ed allo stesso luogo. Evidentemente, in questo caso, ha particolare valore e rilievo la diversa cultura, la diversa educazione, che è insita in ogni essere che appartiene allo stesso luogo nella stessa era. Ciò però può giustificare i vari Ordini Esoterici, ma è molto difficile che giustifichi le “diversità” nello stesso Ordine Esoterico. Ed il Martinismo è un Ordine Esoterico, diverso dalla Massoneria, diverso dalle varie religioni, diverso dall’alchimia. Come tale dovrebbe avere i suoi strumenti peculiari necessari per raggiungere quel medesimo fine a cui aspirano tutti i vari Ordini Esoterici. Essendo unici gli strumenti operativi non si capisce il perchè di tante divisioni.  A meno che non si considerino tali divisioni come il frutto perverso di quei “residui metallici” di cui ho detto all’inizio. Noi tutti ci affanniamo a giustificare l’esistenza dei vari Ordini Martinisti che rappresentiamo, cercando di ammantare questi con il crisma della “tradizionalità” o almeno con una certa discendenza da ciò che è o si ritiene tradizionale. Ma, a prescindere dal valore che riusciamo ad attribuire alla tradizione, siamo certi che le differenti discendenze, alcune definite anche improbabili, determinino e giustifichino il proliferare di tanti, anzi tantissimi Ordini Martinisti? Miei cari Fratelli, non voglio sminuire la bontà di ciò che è tradizionale, e quì si potrebbe innestare un discorso relativo alla validità ed alla completezza dei vari rituali, discorso che non è opportuno fare in questa sede ma che sarebbe opportuno affrontare, desidera solo domandarvi e domandare a me stesso: gli Ordini Martinisti che tutti noi rappresentiamo, hanno tutti i loro peculiari strumenti operativi? e detti strumenti, se ci sono, sono tutti validi per raggiungere quello scopo che l’Ordine Martinista, insieme a tutti gli altri Ordini Esoterici, vuole raggiungere? Ecco questa è una vera differenziazione e questa già c’è e deve esserci fra i diversi Ordini Esoterici. Ma è giusto che questa differenziazione esista in un unico Ordine Esoterico, dato che il Martinismo è un unico Ordine Esoterico? Si parla, nel Martinismo, di via cardiaca, di via teurgica, si evidenziano differenze più o meno importanti nella composizione dei templi, nell’arredamento dei templi e delle persone; pur evidenziando le parti in comune, si sottolineano differenze tra i vari rituali di cui i vari Ordini Martinisti si servono. Ma tutto ciò è frutto di una vera necessità o solo del tintinnare di quei metalli che non riusciamo a lasciare fuori dai templi? È facile constatare che la maggior parte degli “scismi” o della nascita di nuovi Ordini Martinisti, si verifica in occasione dell’abbandono (in genere per morte) di colui che ha retto l’Ordine fino a quel momento e dal disaccordo o peggio dalle liti fra i SII che hanno effettuato l’apertura del testamento del GM passato o, in mancanza di tale testamento, che non sono stati capaci di unirsi in un unico Ordine. A volte queste scissioni sono dei veri e propri scismi determinati da un diverso modo di interpretare l’operatività dell’Ordine o lo stesso atto costitutivo. Ricordo a me stesso due differenze fondamentali; la prima: via teurgica o via cardiaca – questa differenza potrebbe essere importante se non si considerasse che il Martinismo, come ogni altro Ordine Esoterico, ha bisogno, in tempi diversi, di entrambe le vie per raggiungere quel comune risultato – oppure il ruolo delle donne nel Martinismo: possono esser dati alle donne i poteri iniziatici? Non voglio affrontare questi argomenti; mi piacerebbe ma mi rendo conto che non è la sede opportuna e quindi li enuncio e basta. Continuando il discorso relativo alle scissioni è da constatare però che spesso le scissioni non sono basate su presunte differenze iniziatiche che, solo se non si è capaci di guardare verso l’alto, possono dar luogo a degli scismi, spesso le stesse sono determinate solo ed esclusivamente dalla…..presunzione di essere migliore degli altri e di saper fare meglio.

In questo momento noi tutti ci troviamo quì riuniti per tentare di avvicinare tra di loro i vari Ordini Martinisti o almeno quelli che noi rappresentiamo. Io cerco, più che posso, di guardare in alto, di guardare lì dove non esistono differenze, dove non esistono elementi che possano dividere. Esprimo quindi la mia opinione cercando di attenermi a questo principio. Guardando in alto, una federazione dovrebbe senz’altro esistere fra i vari Ordini Esoterici. Il Martinismo, la Massoneria, le religioni rivelate, tutti questi Ordini che mirano a raggiungere le stesso obiettivo, pur usando strumenti operativi diversi, dovrebbero confederarsi. Se così fosse molte delle attuali vicissitudini che possiamo far rientrare nelle guerre di religione fra i vari Ordini Religiosi, e che tante vittime producono, scomparirebbero. Come anche scomparirebbero le rivalità fra i vari Ordini Esoterici  che, sebbene ormai non mietano vittime, sono sempre ricettacolo di meschine prese di posizione o di anelito di distruzione scaturenti solo ed esclusivamente dalla incapacità di distogliere lo sguardo da quei metalli che tanto ci attirano e ci legano a questo mondo. Il Martinismo invece, sempre a mio parere, dovrebbe diventare un unico Ordine in quanto unici sono gli strumenti operativi che si adoperano per raggiungere quei risultati cui ho accennato all’inizio. Mi rendo conto però che quest’obiettivo è, almeno per adesso, solo un sogno. Mi rendo conto che il lavoro, ben iniziato con questo incontro, è ancora lungo. Non dispero però. Vi sono infatti due considerazioni da fare, la prima: l’uomo formatosi nel Martinismo può dare un contributo molto efficace a quelle che sono le storture della società attuale. Può influire sull’attuale ordine sociale sia a livello politico che a livello religioso e può esercitare la sua influenza dopo aver conosciuto, attraverso il Martinismo, le leggi del macrocosmo. Ma se si vuole influire in maniera incisiva, se si vuole che l’intervento del Martinista, dell’uomo formatosi seguendo i dettami del Martinismo, sia veramente efficace, a mio avviso occorre una vera unione di tutti gli Ordini che oggi rappresentano il Martinismo. Ed allora ben venga la Federazione che questo meeting auspica. Ciò significherebbe il superamento delle differenze o di diverse differenze fondamentali che travaglia l’Ordine nelle sue varie espressioni. Seconda considerazione. Il Martinista oggi, dopo essersi formato, deve pensare soprattutto alla società in cui svolge la propria attività e deve influire su di essa il più possibile con quei principi che solo il Martinismo può trasmettergli. La sua azione non deve essere volta a disquisire sulle diversità esistenti tra i vari Ordini Martinisti, deve concentrarsi sulla realizzazione del supremo bene dell’umanità. La Federazione da noi auspicata e della quale oggi stesso possiamo tracciare le linee guida, è utile a questo scopo ed inoltre, con gli strumenti consultivi che prevede, è un notevole passo per giungere, attraverso una libera discussione e l’auspicabile coinvolgimento di altri Ordini Martinisti, alla effettiva riunificazione di ciò che hanno voluto uomini come Swedemborg, De Pasqually, come L.C. de Sammartin, come Willermoz.  

(Antonio Urzì Brancati)

One thought on “Unificare – Perché

  1. L’ha ribloggato su DE SIDEREUMe ha commentato:
    Si sa che di buone intenzioni è lastricata la via che porta all’inferno: è voce proverbiale e quindi vox populi, vox Dei. Pur partendo da questa premessa scettica, tuttavia non posso non allineare il mio cuore alle idee che il S::G::M:: ATON esprimeva a quel convegno tenuto a Padova (e di cui, chi ha la parola di passo, potrà trovare il protocollo sottoscritto e, purtroppo, non attuato alla pagina https://ordineesotericomartinista.org/piccola-biblioteca-martinista/protocollo-del-martinismo/). Vorrei aggiungere una sfumatura: definendo utopia (e non semplicemente sogno) l’dea di unificare il Martinismo. Perché, a differenza del sogno, ancora dominato dall’illusione, l’utopia è invece la direzione tracciata dalla stella polare: qualcosa che, pur non potendo esser raggiunta, conduce a dei risultati. Seguendo la stella polare, i naviganti trovano la giusta direzione e l’approdo a un porto sicuro. Fuor di metafora, questo significa per chi vive in questo mondo che l’utopia non può esser raggiunta, ma conduce comunque al percorso più nobile, che è quello dello spirito. Ecco perché non c’è timore nel definirsi utopisti. Aggiungo una considerazione storica al pensiero di ATON, volendo mettere in evidenza come gli Ordini che dal Secolo dei Lumi in avanti si sono succeduti per portare la fiaccola della Tradizione fino a noi, pur attraverso le scissioni e l’apparente diversità degli strumenti operativi, alla fine conducono tutti ad una eguaglianza di fondo, che riguarda il modo di aprire i lavori, di svolgere;la celebrazione cerimoniale, di chiudere i lavori. Quando questi lavori hanno per riferimento le operazioni di purificazione, seguite dal lavoro della Luna e dal lavoro del Sole, allora è semplice trovare in essi i fondamenti di una religione naturale, data dall’osservazione degli astri. Chi guarda con un cuore puro trova questa unità. Chi si lascia fuorviare dai condizionamenti e dalle convenienze vede altro. Il Filosofo Incognito non teme di essere un utopista, perché il suo prendere rifugio ovunque e in nessun luogo lo pone al riparo da desideri di successo materiale, e sublima in suo desiderio in una metafisica trascendente, una ed unica, la sola che sarà importante quando sarà completata questa parentesi di esistenza sulla terra che è uno dei cicli della Vita nelle Sfere.

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